mercoledì 19 novembre 2008

GIARDINI, PARCHI E VILLE NEL BIELLESE


LIBRO, AUTORI BIELLESI : Renata Lodari, Antonio Canevarolo

Conoscere, ma soprattutto far conoscere, Biella e il Biellese è oggi non soltanto meritorio, ma addirittura indispensabile. Significa rivelare a se stessi e a quanti non conoscono la città e il territorio, una ricchezza di autentici tesori che giacciono sepolti dall’incuria, dall’azione distruttrice del tempo, o anche semplicemente dalla dimenticanza.
C’è tutto un passato storico-artistico biellese che moltissimi ignorano, Spesso cose belle, opere artistiche o artigianali, vicino alle quali si passa normalmente senza vederle o più esattamente senza osservarle. Sono lì. Sono lì da sempre. Ma le storie di chi le ha collocate, di chi le ha volute e scelte, spesso storie che al loro tempo hanno avuto grande rilievo e risonanza, si è persa nel silenzio polveroso degli anni. Riscoprirle significa restituire una parte del patrimonio umano che appartiene all’intera comunità, e ne accresce, spesso addirittura ne determina l’attuale profilo storico. L’ultimo lavoro che riscopre l’importanza di questo ufficio , cioè di ampliare la conoscenza del territorio biellese , è un prezioso e bellissimo volume: “ Il paesaggio ordito. Giardini e parchi nel Biellese”, edito da Lineadaria.
Ne è curatrice Renata Lodari, progettista di giardini, ideatrice e curatrice di programmi culturali sul tema del giardinaggio, docente alla seconda Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino. Le splendide fotografie che illustrano il volume, attribuendogli dignità di opera d’arte, sono del fotografo biellese Antonio Canevarolo.
La composizione del testo vede impegnati alcuni nomi di rilievo dell’area di ricerca e valorizzazione del territorio. Danilo Craveia, archivista del DocBi, Centro Studi Biellesi; Elisabetta Crova, architetto,progettista e ricercatrice; Ermanno de Biaggi, responsabile del settore pianificazione della Regione Piemonte e del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino; Federico Fontana, architetto che opera nel campo del restauro architettonico e della progettazione di paesaggio; Nicoletta Furno, agronomo, direttore della Riserva naturale speciale del Parco Burcina; Paolo Sorrenti, architetto, membro del Comitato Scientifico del Centro di Documentazione dei Sacri Monti e Complessi devozionali europei.
Il volume scandisce con sobrietà , in un’elegante veste tipografica, i vari momenti di un’ interessante ricerca, leggibile anche attraverso i pannelli della bella mostra sul tema, allestita nella sale del Museo del Territorio, al Chiostro di San Sebastiano.
Le splendide fotografie di Canevarolo, diverse dall’usuale clichè biellese, originali e mirate, offrono una facile guida ai saggi riportati nel testo, assicurando al volume una decisa valenza d’arte. Si scopre così che esistono “giardini storici” nel territorio biellese, ed anche “giardini biellesi” nella panoramica specifica del giardinaggio. Il censimento dei giardini storici è stato eseguito da Federico Fontana e Renata Lodari. Ed è ancora Renata Lodari ad illustrare le “fantasmagorie paesaggistiche tra boschi, vigne e ciminiere”, evidenziando inattese curiosità, come statue, grotte, laghetti, viali, gazebo ricoperti di glicini e rampicanti, fontane, alberi secolari, e quant’altro. Elisabetta Crova si occupa invece dei progetti di celebri giardinieri, quali Giuseppe Roda e Pietro Porcinai ai quali si devono incantevoli angoli di giardino in lussuose ville biellesi. Nicoletta Furno si occupa dell’attività dei vivai e delle componenti botaniche dei giardini, presentando documenti e storici progetti. Danilo Craveia tracciando una pagina di storia, analizza invece il tessuto socio-economico al quale appartenevano i committenti: nobili, impresari, imprenditori. La storia artistica che accompagna giardini e ville è affrontata invece da Federico Fontana, che individua ispirazioni legate all’Ecclettismo, all’Art Nouveau, e al Razionalismo.
“Biella una città giardino mancata?” si chiede invece Paolo Sorrenti che inizia la sua analisi partendo dal più celebre documento di base: il famoso Theatrum Sabaudiae del 1682. La sua conclusione è che a Biella gli spazi verdi sono sempre stati presenti e hanno avuto una loro importante collocazione nelle varie scansioni urbanistiche dei tempi, confermando che “ la città di Biella ha sempre mantenuto gli aspetti che hanno distinto la matrice verde del suo impianto urbanistico”. Aggiungendo poi, ai luoghi esaminati nel suo saggio, anche “un’ampia serie di giardini pubblici realizzati dalla volontà di governo del territorio” proprio perché “ quell’idea di città giardino tramandata dall’iconografia, non rimanesse soltanto una bella illustrazione e un’immagine del passato da contemplare sulla carta.”

- MARIA TERESA MOLINERIS