venerdì 2 novembre 2007

Trees outside the academy

MUSICA: Trees outside the academy - di Thurston Moore

Definire eclettico uno come Thurston Moore può persino sembrare riduttivo. Fondatore e leader dei newyorkesi Sonic Youth, alfieri del noise rock più indipendente del mondo, almeno fino a metà anni novanta, produttore e mentore dell'intera scena ex cbgb's, poeta e scrittore, marito (di Kim Gordon, bass player e cantante in moltissimi progetti paralleli ai SY) e padre di famiglia, il sosia magro di Beck (come si è autodefinito in più di un'occasione) sforna un altro disco solista, tanto per non restare disoccupato dopo la nemmeno troppo lontana fatica dei Sonic (il senza infamia e senza lode Rather Ripped ). Cosa si nasconde in questo Trees outside the academy? Presto detto: solo una delle molte personalità di TM. Non la principale, non l'ultima. Solo una tra le tante. Molto pseudo fok acustico ed elettrico, qualche traccia noise fatta di feedback e chiacchiere a ruota libera, aperture melodiche e arrangiamenti degni di una colonna sonora neo classicheggiante (American Coffin su tutte). Insomma, un disco di TM. Che suona abbastanza ma non troppo ad un disco dei SY, dove sperimenta ma non troppo, dove svela una melodia cristallina ma subito la nasconde dietro ad una nota dissonante o ad un fischio che sembra non c'entrare nulla rispetto a tutto il resto. Ma in fondo, un ascolto che si gode molto di più degli ultimi dischi dei SY. E con quest'ultia eresia corro a nascondermi dietro ai poster di Sister e di Dirty.
- Luca Pasquadibisceglie

Minutes to midnight

MUSICA: Minutes to midnight - Autore: Linkin Park
Minutes to midnight, terzo album dei LP, continua e conferma i cambiamenti emersi già dall'ascolto di Meteora (2004). I ragazzoni del rock a stelle e striscie stanno infatti abbandonando la forma canzone sullo stile di In the end (hit mondiale del loro esordio Hybrid Theory: cantato hip hop, riff di chitarra e ritornello con voce power) per approdare a due diverse soluzioni: una più vicina al riff (nu)metal (specie in No more sorrow), l'altra molto simile al pop/rock da classifica (Leave out all the rest, Valentine's day). Nel mezzo ci sono brani "ibridi" come What I've done, Given up e Hands held high, che occhieggiano ora ai ricordi di Hybrid theory, ora ai "vorrei ma non oso ancora fare" che molto probabilmente comporranno la loro prossima fatica. Per ora ci rimane sul piatto (o nell'ipod) un bel disco, comunque vario e ben suonato/cantato, nuovo nei suoni e molto accattivante negli arrangiamenti (specie in alcune linee di basso). Peccato che la tempesta dell'Heineken Jamming Festival ci abbia negato la possibilità di verificare sul campo i progressi dei LP, speriamo di avere presto l'occasione di rimediare, magari al chiuso di un palazzetto caldo e asciutto.
- Luca Pasquadibisceglie

A good life

LIBRI: A good life - di Jay Mc Inerney
Un romanzo struggente e bellissimo, intenso e a tratti commovente, una storia raccontata con una profondità emotiva fatta di dettagli anche minimali (ma spesso fondamentali) che è stata da sempre il marchio di fabbrica dell'ex ragazzo cantore delle mille luci di New York. La storia in sè potrebbe anche essere banale: la crisi di due coppie della NY bene, quarantenni in carriera e desiderosi di raggiungere quei traguardi di vita e di status che sembrano sempre così vicini eppure non si raggiungono quasi mai. Con figli (alcuni avuti dalla fecondazione assistita tramite la cognata, con gli adolescenti persi nei loro “soliti” problemi di droga e crisi esistenziale), amici, impegni mondani, cene di beneficenza, storie da scrivere (ci deve sempre essere, a NY, un aspirante scrittore), insomma sogni da inseguire e quotidianità da affrontare. Solo che poi, un giorno, succede che due aerei abbattono le torri del World Trade Center ... e tutto cambia in un secondo. Si mescolano le carte, e ognuno reagisce come sa e come può. Nasce così una storia d'amore fatta di tradimento e di passione, di rimorsi e di abbandoni sensuali, potente come raramente succede di vivere, una storia di rinascita e in grado di aiutare in infiniti modi chi la esalta con ogni singolo respiro di tormento. Salvo poi dover fare i conti con chi la storia non la vive, ma la subisce suo malgrado: marito tradito, moglie tradita, i rispettivi figli. Non dico altro, siamo alle pagine finali. Che restano tra le migliori che io abbia mai letto. Un libro da leggere e da regalare a piene mani e su cui, magari, meditare anche un po’.

- Luca Pasquadibisceglie

mercoledì 31 ottobre 2007

Baby 81

MUSICA: Baby 81 - Autore: Black Rebel Motorcycle Club


Uno tra i gruppi più sottovalutati al mondo sono i Black Rebel Motorcycle Club. Insieme ai Motorpsycho e ai Girls against Boys formano un trio con una sfiga contrattuale e di vendite davvero da record. Eppure, disco dopo disco, proseguono imperterriti nella loro epica impresa: suonare del rock che si possa chiamare davvero rock. E suonano rock anche quando lo travestono da blues o da folk, e il precedente album Howl lo ha dimostrato a quella sparuta decina di coraggiosi che tra la compilation del Festivalbar e qualche chicca di Gigi D'Alessio (senza offesa per nessuno) hanno avuto la pazienza di fare il loro nome al negoziante di fiducia o allo store di iTunes. Ora arriva questo Baby 81 a confermare il fatto che i ribelli del club motociclistico non mollano la presa. Basta ascoltare pezzi come Berlin o Cold wind per rendersene conto: quattro quarti asciutto, un riff e un ritornello che non riesce a farti tenere ferma la testa. Un "tiro" che resiste ascolto dopo ascolto, impreziosito da una voce che più ad hoc di così non potrebbe essere. Poi arrivano episodi come Windows o 666 conductor o All you do is talk, e il tono diventa improvvisamente più calmo, spleen, con un pianoforte e dei tagli di slide guitar degni dei bluesman più incalliti. Non c'è niente da fare: comprate uno qualsiasi dei dischi della triade di cui sopra e ci troverete dentro più idee che nel resto dei gruppi "rribelli" che occhieggiano spavaldi dal 99% delle riviste musicali mondiali. Almeno mi facessero lo sconto sui loro concerti ...


- Luca P.

martedì 30 ottobre 2007

Broken Boys Soldiers

MUSICA: Broken Boys Soldiers - Autore: The raconteurs


Broken boy soldiers, esordio del progetto di Jack Stripe (sì, quello del tormentone mondiale popopopopopo di Seven nation army dei suoi White Stripes) è un gran bel disco. A patto che chi lo ascolta si sia fermato al rock di fine anni settanta. Qui non ci sono slappate di basso, sintetizzatori o campionamenti, voci power o suoni "estremi". Ci sono una voce, molto calda ed emozionante, una chitarra molto spesso acustica che suona poco, pochissimo in levare, un basso ed una batteria che fanno poco più che tenere il tempo. Quasi assenti gli assoli, molti i cori intimistici. Un disco che cattura proprio per la sua semplicità, per le sue canzoni di qualità così sfacciatamente “retrò”. Da ascoltare, per intenderci, bevendo un buon bicchiere di vino rosso, sdraiati in un luogo tranquillo e possibilmente poco luminoso. A ciascuno decidere la compagnia più adatta … Non fatevi trarre in inganno dalla iniziale Steady as she goes, che starebbe benissimo su qualsiasi album dei White Stripes: il disco è composto da altro, specie delle stupende Broken Boy Soldiers, Hands e Together, che se fosse in un disco dei Beatles sarebbe già stato piazzato in mille spot pubblicitari al pari di Here comes the sun. Un piccolo gioiello che per fortuna non vedremo mai saltellare in uno stadio.


- Luca P.

mercoledì 10 ottobre 2007

Lampi d'estate

LIBRI: Lampi d'estate - Autore: P.G. Wodehouse
Oggi leggiamo Wodehouse con un ritardo medio di 70 anni rispetto a quando ha scritto i libri.
In Italia Wodehouse è tradotto in italiano.
Queste sono le uniche due critiche che si possono fare al lavoro di un Autore che ha scelto di creare delle buone letture invece della pessima letteratura in cui tanti si cimentano. L'uso delle parole e delle storie al limite (e oltre) il "non sense" creano il suo umorismo. Leggere Wodehouse vuol dire impegnare la propria mente a disimpegnarsi, bisogna stare attenti alle singole parole per capire quello che non si capirebbe leggendo la frase superficialmente. E' come giocare con la Settimana Enigmistica, niente di troppo impegnativo, ma è divertente. Il libro "Lampi d'estate" potrà risultare straordinariamente divertente per qualche lettore e noiosamente stupido per altri. Vale la pena di rischiarne la lettura, se per pura fortuna faceste parte della prima categoria, avrete scoperto un autore che vi accompagnerà per tutta la vita con il suo tenero umorismo.
- Roberto Moretto

venerdì 14 settembre 2007

The Back room


MUSICA: The Back room - Autore: Editors


Se il nome di Ian Curtis e - di riflesso - quello dei Joy Division vi procurano una fitta al cuore, questo è il disco che fa per voi. Nonostante il passare dei mesi, rimane nella mia personale top five dei dischi degli ultimi anni. Una musica che prende a piene mani dalla prima new wave che poi sfociò, proprio grazie ai JD, in quel fiume in piena fatto di Cure, Smiths e Sisters of Mercy. Basta ascoltare un minuto di Blood e si capisce che gli Editors hanno consumato i solchi dei JD fin da bambini, sostituendoli al latte materno. Pezzi come Fall, All sparks e Munich non fanno che confermarlo, attualizzando anche il loro discorso musicale con qualche arrangiamento melodico più direttamente riferito al nostro tempo e non agli inizi dei nebbiosi anni 80. Il cd - bello dall'inizio alla fine - è disponibile anche in edizione limitata, con un dvd che documenta la loro esibizione al Paradiso Club di Amsterdam, luogo culto in cui i JD suonarono una delle loro date più riuscite e famose, immortalata in molti bootleg. E con questo, è chiaro che il cerchio - fino al nuovo disco degli Editors - si chiude ancora con l'immagine di Ian sullo sfondo. Buon ascolto!


- Luca P.