lunedì 30 ottobre 2006

Reale

MUSICA: Reale - Autore: Casino Royale


E' difficile descrivere le sensazioni che ho provato ascoltando il nuovo disco dei CR. Nove anni (e un cambio di formazione doloroso e sofferto) dopo CRX il nome dei Casino Royale torna a girare per l'Italia. E non solo, visto che Reale è prodotto nientemeno che da Howie B, elettro guru mondiale. Giuliano Palma è volato verso i facili lidi della classifica di Festivalbar già da qualche anno, e i restanti CS sono rimasti al palo per un po'. Poi si sono guardati in faccia e si sono rimessi al lavoro. Con coraggio, con rabbia, in silenzio. Vederli poco tempo fa all'MTV DAY mi aveva quasi commosso. Hanno fame, i ragazzi. Sanno che molta della musica uscita nel frattempo dovrebbe pagare loro pegno, ma non lo fa. Una storia molto simile a quella dei Ramones, spero che nessuno si offenda. Ho un rapporto personale di amore con i CS sin dai tempi di Dainamaita, reputo CRX il migliore disco di musica italiana degli anni novanta, e le loro canzoni sono state la colonna sonora di molti momenti indimenticabili della mia vita. Quindi non sono molto obiettivo quando dico che Reale è un disco fantastico. Diretto, pulito, sincero. La voce di BB DAI canta come solo lui sa fare, con una voce da Celentano ubriaco che non guasta mai. E' vero, mancano i coretti del Palma, ma di sicuro che non se ne lamenterà nessuno... 8 novembre a Torino, il concerto che aspetto da quasi 10 anni ... vedrò di non mancare!

- Luca Pasquadibisceglie

domenica 29 gennaio 2006

Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale


LIBRI: Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale - Autore: Eric M. Remarque


Pensare e riflettere sulla guerra. Sembra facile, ma in un mondo dove la guerra è rappresentata dai film hollywoodiani è quasi impossibile coglierne i veri aspetti.
Niente di nuovo... è un "vecchio" romanzo ambientato nella prima guerra mondiale, una sorta di diario scritto da chi la guerra l'ha vissuta (sono in tanti) e ha talento per scrivere (sono in pochi). E' un bel libro pieno di emozioni e di sentimenti dove impara a conoscere meglio l'animo umano; al fronte non c'è spazio per l'ipocrisia dei rapporti finti del mondo "normale".
Infine un grande pregio: non è un libro di accusa contro questo o contro quello, è un tentativo di raffigurare cosa prova un soldato. Anche se è stato scritto nel 1929, credo che sia attualissimo anche oggi, finchè esiste una guerra nel mondo è cronaca. Solo quando non esisteranno più guerre diventerà un libro di storia.

- Roberto M.

martedì 10 gennaio 2006

Il nostro agente all'Avana

LIBRI: Il nostro agente all'Avana - Autore: Graham Greene

Graham Greene (1904-1991), è uno dei principali scrittori inglesi del Novecento, autore di 25 romanzi (oltre a racconti, saggi, recensioni, drammi, libri per bambini). Greene, fu un'anima inquieta, aderì al Partito Comunista abbandonandolo in meno di un mese, fu protestante ma nel 1926 si convertì al al cattolicesimo, fece frequenti viaggi all’estero, e sembra sia stato davvero un agente dei servizi segreti britannici. "Il nostro agente all'Avana" (1958 - Our man in Havana) appartiene alla serie meno impegnata e nobile degli scritti di Greene, forse è per questo che mi è particolarmente piaciuto. E' un romanzo breve di scoppiettante allegria. La storia è ambientata a Cuba, prima della conquista dell'Avana da parte dei ribelli di Che Guevara. E' la storia di un tranquillo venditore di aspirapolvere, con i suoi problemi famigliari, spesso causati dalla figlia diciassettenne. Il nostro uomo si lascia arruolare dai Servizi Segreti inglesi per guadagnare qualche soldo, e per restarci inizia a inventarsi clamorose rivelazioni. Divertimento di alta classe, come quando spedisce a Londra i progetti di un macchinario da guerra che assomiglia un po' troppo ad un aspirapolvere. 59200/5 è una sigla che gli amanti di questo piccolo capolavoro si ricorderanno come sinonimo di stupidità dei Servizi Segreti. Come tutti i capolavori anche questo libro ha diverse chiavi di lettura; al divertimento possiamo unire la profondità dei personaggi. Sebbene appena abbozzati, essi lasciano immaginare i drammi che la gente spesso chiude a chiave nell'armadio.
Questo romanzo divenne nel 1960 un film interpretato da Alec Guinness.
- Roberto Moretto

lunedì 26 dicembre 2005

A noi vivi

LIBRI: A noi vivi - Autore: Robert A. Heinlein
Nel 1938 Robert A. Heinlein (1907-1988) cercò di diventare membro del Congresso USA. Fu battuto alle elezioni per una manciata di voti e la sua carriera politica subì un arresto dal quale non si sarebbe mai più ripresa. Senza troppi soldi, fallita in precedenza una carriera militare in marina e fallito l'impegno politico si ritrova a 31 anni senza un lavoro per vivere. La politica ce l'ha ancora nel sangue e decide di scrivere un romanzo su quella che è la sua visione del mondo, scrive quello che non è riuscito a comunicare agli americani, la sua visione del mondo e come risolverne i problemi. Il romanzo “A NOI VIVI” viene ambientato nel futuro e con un espediente letterario analizza le differenze tra il mondo di oggi (siamo nel 1938 ma i problemi sono uguali a quelli del 2006) e i progressi di un ipotetico futuro ambientato nel 2086. Il libro venne rifiutato da tutti gli editori. Ma Heinlein sa di essere un bravo scrittore e continua a scrivere, si guadagnerà da vivere con romanzi di fantascienza. Diventerà un autore che oggi è paragonabile a Verne, Asimov e Wells. Del libro “A NOI VIVI” nessuna traccia, resta inedito e dimenticato fino al ritrovamento del manoscritto nel 2003. Oggi è in edicola nell'edizione URANIA del mese di Dicembre. Ci sono libri che lasciano tracce nel futuro: nel 1948 Orwell pubblicò il romanzo “1984” di cui oggi, tutti noi, utilizziamo la sua terminologia per spiegare i fatti del mondo moderno (es. “Grande Fratello”). Forse un giorno i fatti narrati in “A NOI VIVI” saranno considerati ovvi e normali.
L'Arte deve comunicare sensazioni. La Letteratura può farlo usando banalmente il racconto oppure attraverso la stimolazione delle idee del lettore. “A NOI VIVI” stimola le idee. Il concetto più penetrante del libro è l'abolizione del mondo dalla schiavitù del denaro. Non è un'invenzione letteraria di Heinlein ma una teoria economica chiamata Social Credit che ebbe una qualche risonanza ad inizio del XX secolo. Si tratta di rivoluzionare il sistema bancario, accusato di essere l'inconsapevole creatore della povertà ed il consapevole padrone del mondo di oggi.
Questo libro è la prova che si può scrivere di politica ed economia moderna, facendola capire a tutti, attraverso un divertente romanzo di fantascienza. Bellissimo e consigliato a coloro che credono di sapere tutto ed a coloro che sanno di non sapere nulla, il che è la stessa cosa.
- Roberto Moretto

mercoledì 24 agosto 2005

Million Dollar Baby

FILM - autore: Clint Eastwood

E' uscito in DVD il film di Clint Eastwood tratto dal raconto "Lo sfidante" di F.X. Toole (Ed. Garzanti).
E' la storia di una ragazza che, aiutata da un problematico allenatore di boxe, sogna il successo. Una vecchia palestra è lo specchio della società di oggi, dove i campioni vivono coi calzini bucati. Il ring non è solo lo spazio dove avvengono gli incontri di boxe ma rappresenta un qualsiasi ambiente dove vivere e coltivare i propri sogni. Clint Eastwood ricama sui tre protagonisti un film di forte impatto emotivo. L'allenatore fallito, il vecchio pugile fallito e la ragazza che sogna. I tre protagonisti si incontrano per realizzare qualcosa di magico. Basterà la loro volontà e la loro onestà per cambiare il (loro) mondo? A forza di prendere pugni si finisce per interrogarsi sul significato della vita, ma invece di trovare risposte si trovano solo altri pugni. E' un film pieno di gente povera e, forse per questo, avida. Una delle scene emblematiche minori è rappresentata dal regalare una nuova casa a chi ne ha bisogno; ci si aspetterebbe un "grazie" e invece si ricevono pugni morali. Quei pugni che la vita concede a tutti noi. Bisogna essere dei campioni per uscire dal ring tutti interi.
Ma anche i campioni hanno solo un certo numero di incontri vincenti, poi arriva sempre il momento della sconfitta. E speriamo che il nostro destino sia migliore di quello di chi sogna un milione di dollari.
...Che bel film, che brutto dramma, come è reale la gente che lo popola, sembra di conoscerli bene e a qualche personaggio si finisce per volere bene davvero, come se fosse un amico che conosciamo da sempre.
OSCAR 2005 PER MIGLIOR FILM, MIGLIOR ATTRICE (HILARY SWANK), MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA (MORGAN FREEMAN) E MIGLIOR REGIA (CLINT EASTWOOD).

- Roberto Moretto

mercoledì 10 agosto 2005

Prima dell'alba


FILM Prima dell'alba

Ripubblico la recensione, con la novità che il dvd è disponibile anche in italiano da qualche settimana, così come Prima del tramonto, il film che chiude la giornata (alcuni anni dopo) dei nostri due eroi! Vincitore dell’Orso d’Oro a Berlino nel 1994, Prima dell’alba è un film da guardare e riguardare finchè il nastro non si consuma. Salvo optare per il dvd, inedito in Italia e da acquistare tramite la rete, ennesimo esempio di come siano miopi i distributori della terra di Fellini. Stessa cosa che avviene con i film di Kevin Smith, ma questa è un’altra storia.
Prendi un ragazzo. Americano. In vacanza interail in Europa. Figlio di genitori divorziati. Figlio degli anni novanta. Con il pizzetto e i jeans sdruciti. Incerto e poetico, sognatore romantico e al tempo stesso cinico osservatore del mondo. Solo.
Prendi una ragazza. Francese. Anzi, di Parigi. Che torna a casa dopo aver visitato la nonna a Budapest. Viaggia in treno perché ha paura degli aerei. Affascinante anche quando parla di ecologia e del nuovo fascismo dei media. Con un sorriso che non si riesce a descrivere. Sola.
Mettici Vienna, una delle poche città che – con una sola inquadratura – regalano una spruzzata di romanticismo perfino a un baraccone della fiera e a un orologio della stazione.
Falli incontrare e conoscere, falli scendere insieme dal treno proprio lì, a Vienna , e fagli passare tutta la notte insieme, in attesa del volo che riporterà Jessie James tra i dorati pascoli d’America. Falli parlare e parlare e parlare, falli salire sul Prater e falli giocare a flipper, falli camminare lungo il Danubio e falli entrare in un negozio di dischi. Falli bere birra e manda loro una zingara che predica il futuro per pochi scellini.
Gioca a essere Dio e osserva queste due anime che, incerte ma fiammeggianti, si avvicinano, si annusano e si incenerisono a vicenda.
Lui è Ethan Hawke, reduce da L’attimo fuggente e di passaggio verso Gattaca e la moglie Uma Thurman. Lei è Julie Delpy, in attesa di Killing Zoe.
Attorno ad essi poco altro, perché il film lo reggono sulle spalle solo loro due. Niente effetti speciali, niente comparsate di lusso, niente scene di nudo. Insomma, quasi un film all’antica, figlio dell’estro creativo di Richard Linklater e perfetto esempio di cosa voglia dire conoscersi e, mi scappa la parola, amarsi nell’era post aids e durante la guerra dei Balcani.
Denso di poesia senza mai essere stucchevole, impregnato di buoni odori come un vecchio fazzoletto di pizzo ritrovato in fondo ad un cassetto in una casa estiva, girato con mano esperta e piglio quasi documentaristico, Prima dell’alba è il perfetto dopocena in queste afose serate estive, il biglietto d’auguri dell’ottava meraviglia del mondo per chi, come me, crede che una pellicola possa perfino cambiare la vita alle persone
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- Luca P.

giovedì 7 luglio 2005

The Terminal

FILM - autore: Steven Spielberg

Tutto il film è ambientato all'interno dell'aereoporto di New York perchè Viktor Navorski (Tom Hanks), un passeggero in arrivo da un paese straniero, per cause burocratiche, sarà libero di girare nel terminal ma non di uscire. E non per qualche ora, ma settimane... Il protagonista non parla bene la lingua inglese e ci si chiede come sia possibile costruire un film senza trama e senza i dialoghi del protagonista. Ma il regista è un genio e riesce a filmare sempre in modo particolare scene che altri avrebbero banalizzato. Una delle prime immagini è il dettaglio di un tabellone "arrivi e partenze", ripreso in modo magico: ciò che è sembra fermo è invece molto mosso, e si inizia a capire che quello che pare normale può essere visto con meraviglia se ci si sposta un po'. Spielberg ci mostra una fiaba dedicata a chi crede che solo viaggiando si può "vivere". E invece, anche chiusi in spazi più o meno ristretti, si può fare molto, in modi diversi.
Si ride molto, e ci si commuove (chi ne è capace). Chi vuole può riflettere sulla libertà e sul potere. Ottimo film anche per una visione famigliare.

- Roberto M.