giovedì 15 novembre 2007

Reduce

Libro - Autore Giovanni Lindo Ferretti

Ho una lista di persone che mi piacerebbe conoscere, e la tengo aggiornata più o meno dai tempi dell'asilo.
Tra i numerosi nomi che la compongono (Spiderman e Batman compresi, Babbo Natale l’ho tolto da pochi anni), quello di Giovanni Lindo è da almeno tre lustri fra i primi cinque. Nell'attesa di potergli stringere la mano, ho ascoltato tutti i suoi dischi (CCCP prima, CSI e PGR poi) e ho letto i suoi scritti, che narrano perlopiù i tempi del post punk emiliano dei CCCP.
Ma, soprattutto con i CSI, Giovanni Lindo ha dimostrato di essere un paroliere di talento e un fine scrittore di testi. Raffinato e profondo, incisivo e nitido come soltanto certe albe in montagna possono esserlo.
Il suo ultimo libro, Reduce, è stata quindi una piacevole conferma.
Scritto nello stile asciutto e montanaro che lo contraddistingue, con parole scortecciate (Fenoglio docet) ad una ad una, con calma e pazienza, come si fa con un legnetto intagliato davanti al fuoco nelle lunghe sere invernali. In silenzio, oppure raccontando vecchie storie di animali selvaggi o di raccolti miracolosi.
Sono pagine piene di ricordi familiari e di giorni vissuti perlopiù tra gli anni settanta/ottanta, che dipingono un percorso di vita che parte dalla sua rozza Emilia paranoica e termina, ai giorni nostri, nell’Appennino così aspro eppure magico, specie se vissuto montando uno degli amatissimi cavalli.
I racconti dei nonni e degli zii sopravvissuti alla guerra, fatti di dolore e sacrificio. Di fame e di istinto, di parole e di paesaggi sfuocati dalla giovinezza.
E poi la geografia dei suoi spostamenti nomadi, da post adolescente che cerca qualcosa che è sempre ad un passo da lui. Ricerca interiore e religiosa comprese. E quindi Algeri ed il Sahara, la Jugoslavia (come dimenticare il testo di Cupe vampe contenuto nel disco Linea Gotia?), Berlino, la Mongolia e il Tibet.
Il mondo di un uomo così particolare e schivo, che si apre all'improvviso, parola dopo parola, pensiero dopo pensiero, in un libro intenso, dal quale togliere una parola significa rovinare la lettura in modo irreparabile.

- Luca Pasquadibisceglie