lunedì 5 novembre 2007

Spingendo la notte più in là


Libro - autore Mario Calabresi

Questo libro è stato per molti un fulmine a ciel sereno. E il suo successo ha di sicuro rovinato il sonno a molti potenti “eroi combattenti” reduci dagli anni settanta. Ha squarciato con una luce vivida ed intensa quella penombra che ancora ammanta, solo in Italia, la parola terrorismo.
Ha raccontato a tutti la scomoda verità delle vittime, e non quella dei molti criminali che sono passati indenni attraverso pochi anni di galera (nonostante la vastità delle condanne) e che adesso sono, addirittura, seduti in Parlamento e nelle redazioni di moltissimi quotidiani o studi televisivi. Questo libro tenta di spiegare chi era davvero il commissario Calabresi, chi era davvero l’uomo che subì per mesi un linciaggio morale tra i più violenti mai registrati in Italia, con il tacito consenso di larga parte del mondo intellettuale e culturale (?) di allora, finchè non venne ammazzato con due colpi di pistola il 17 maggio del 1972, alle 9 e 15 del mattino. Ce lo racconta il figlio, oggi giornalista, usando le parole che ha covato e distillato nel proprio cuore per oltre tre decenni. E usa anche le parole dei suoi fratelli e della madre, rimasta vedova con il terzo figlio ancora in grembo, mescolate a quelle dei parenti delle altre vittime del terrorismo, note e meno note: attraverso Mario parlano del loro dolore la vedova D’Antona, la vedova Biagi, le mogli e i figli dei componenti la scorta trucidata in Via Fani, il figlio del giudice Alessandrini, la vedova di Tobagi e decine di altre persone private dei loro affetti più cari nel nome di una guerra unilaterale che adesso (ma non da oggi) si vuole ridurre a un tentativo fallito di rivoluzione che esige i propri soldati tutti fuori dalle carceri (i pochi che ancora ci sono…).
In queste pagine si parla anche della vicenda della Grazia a Sofri e Bompressi, si dipingono riflessioni che molto spesso lasciano a bocca aperta per la loro cristallina (e Cristiana) lucidità, specie se pensiamo ai tragici fatti che le hanno originate.
Dice Pansa, quasi al termine del libro: “Sento spesso dire che siamo stati poco garantisti con chi voleva fare la rivoluzione ed ha sparato. Non so se sia davvero così. Ma so per certo che siamo stati poco umani con le mogli, i figli ed i genitori di chi è stato ucciso”.
Quelle di Mario sono parole limate dai mesi e dagli anni passati ad analizzare ogni fatto, ogni telefonata anonima, ogni volantino, ogni dichiarazione. Sono il distillato di un oceano di dolore nel quale si è ritrovato a nuotare, purtroppo in compagnia di altre centinaia di persone fino ad allora sconosciute, contro la sua volontà. E le sue sono pagine che non contengono mai, nonostante tutto, la parola Vendetta. Sono pagine che invocano “soltanto” Giustizia, e che chiedono con forza, ma senza urlare, ad uno Stato assente e smemorato di ricordare con dignità tutte le sue vittime, a dispetto delle convenienze di maniera che sembrano ammorbare molti settori delle istituzioni italiane.

- Luca Pasquadibisceglie